World Music, Tango, Jazz, elettronica. Sonorità completamente slegate tra di loro e solo un nome a unirle: quello di Marco Lo Russo. Musicista di fama internazionale – vanta collaborazioni con artisti del calibro di Nicola Piovani e Leo Brouwer –, Marco Lo Russo è continuamente in bilico tra il palcoscenico e le quinte: a volte si esibisce da protagonista, altre accompagna sulle note della sua fisarmonica gli artisti da lui prodotti. Recentemente il musicista ha fondato una sua produzione musicale, Rouge, portando in auge artisti di talento come la polacca Agnieszka Chrzanowska, la francese Eva Lopez e la cantante dance In-Grid. Un artista eclettico che ha deciso di provare tutte le vesti della musica: da fisarmonicista a compositore, da arrangiatore a produttore, da musicologo a docente di conservatorio e, infine, produttore.
Numerosi premi costellano il suo percorso musicale – tra i più recenti ricordiamo il Premio Nino Cepollaro e il Premio Speciale Cultura Albatros – e l’artista non sembra voler arrestare la sua ascesa nel campo. <<Marco Lo Russo ama la musica – dichiara la critica russa Dina Mukhamedzyanova – perché è il linguaggio attraverso il quale esprimere se stesso>>. E dopo averlo intervistato non posso che confermare queste parole.
Marco Lo Russo, un’eccellenza del Made in Italy che piace tanto all’ estero. È da poco nato un tuo funclub internazionale (fondato da fans inglesi e statunitensi): ricevi maggior riscontro di pubblico all’estero o in Italia?
MLR: Sinceramente viaggiando così tanto non è facile orientarmi. Mah, a parte gli scherzi, il riscontro è sempre positivissimo sia in Italia che all’estero, con delle piccole differenze. Il mio percorso artistico è sicuramente outside rispetto ai tradizionali step della World Music/Jazz e della musica Classica e questo comporta già di per se fatti fuori dai canoni. All’estero la cosa che trovo molto interessante è l’eterogeneità del pubblico partecipante. È fantastico trovare ai miei concerti amanti del Rock/Metal, cultori del Jazz, della musica Classica e cantautori impegnati. Quello che mi affascina è la curiosità, il senso critico e la ricerca di proposte sempre innovative con cui si pone il pubblico all’estero, alimentando continuamente la mia creatività e il desiderio di espressione.
Sappiamo che hai in serbo numerose esibizioni e progetti nel campo del cinema. Puoi darci qualche anticipazione?
MLR: Tra i principali live internazionali in programma sono lieto di prendere nuovamente parte al Festival Internazionale di Musica da Camera Leo Brouwer che si terrà gli ultimi di settembre e la prima settimana di ottobre a Cuba. Molto probabilmente a fine ottobre farò nuovamente ritorno in Sud America per un nuovo progetto. Attualmente sto preparando il nuovo concept per fisarmonica ed elettroacustica e, contemporaneamente, sto lavorando alla composizione di due colonne sonore. La prima per un film indipendente negli USA in veste di co-compositore e performer, la seconda, interamente a mia cura, farà da cornice ad una pellicola che sarà presentata al Festival di Berlino e al Festival di Cannes il prossimo anno. Per scaramanzia non vorrei aggiungere altro però.
Hai da poco fondato una tua produzione artistico/musicale con uno studio di registrazione: Rouge (Rouge Sound Production). Dopo il successo del singolo Nostalgia i Ty con Agnieszka Chrzanowska, quali altre produzioni hai in serbo per il nuovo anno?
MLR: Sono molto contento di questo passo che ho intrapreso, sempre con molta umiltà, perché mi permette di svincolarmi dai classici tempi full immersion di produzione. Nel mio studio riesco a levigare la materia con tempi strettamente personali. Attualmente sto lavorando a diversi progetti con artisti stranieri, ma non voglio ancora svelare la loro identità, sarà una sorpresa .
La tua musica è stata definita sacra e profana allo stesso tempo. E al sacro sei profondamente legato. Dopo esserti esibito per Papa Francesco, Papa Benedetto e per l’Ostensione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino in mondovisione, è previsto un concerto a Roma nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli con Agnieszka Chrzanowska (patrocinato dell’ambasciata Polacca presso la Santa Sede Vaticana) in occasione dell’inaugurazione del Museo Casa Natale di Papa Giovanni Paolo II. Come nasce la tua musica in relazione alla sfera sacra?
MLR: Il proprio cammino personale è di per se sacro. La ricerca sul dove andare e la direzione da prendere parte da una profonda consapevolezza sul senso del mistero. Sapere chi e cosa si è non può prescindere dalla conoscenza, dallo studio e dalla ricerca sulla tradizione, ma questo non basta. Provenendo da una preparazione classico accademica le mie ricerche partono sempre dallo studio delle tradizioni, dell’antropologia, dagli usi e costumi. Tutto questo deve vivere in comunione con fede e rispetto verso il creato. Il desiderio e lo scopo creativo mi spinge in molteplici direzioni con un mix di ricerca che sposi il presente e il passato con risultati molto affascinanti, accompagnati però sempre dalla fede. Per me la musica è uno strumento di descrizione interiore e essa non ha relazione in merito alla sacralità ma ne è un tutt’uno.
Tra i tuoi lavori vanti numerose collaborazioni di genere, come Italian Jazz Cocktail. Sai districarti agevolmente tra più stili musicali. Tra questi quale preferisci e, se ci sono, hai altre collaborazioni in serbo?
MLR: Come disse Rossini e non solo lui, la musica esiste solo di due tipi: bella e brutta. Le mie preferenze musicali sono molto diversificate semplicemente per pura curiosità. Sono molto curioso della vita e in particolare della materia sonora. Questo mi spinge a cercare, ascoltare e guardarmi continuamente intorno. Se proprio dovessi dare una direzione ai miei gusti personali direi che prediligo i linguaggi improvvisati (Jazz e affini). Tra i diversi progetti ho in serbo un disco totalmente dedicato alla canzone e alla chanson con l’artista italo francese Robert MC Brillant.
Passiamo a delle domande più crude. Il mercato musicale italiano – tendenzialmente orientato a sonorità pop – risponde positivamente a un genere particolare e, riprendendo le parole del critico Max Sannella in riferimento all’album Modern Accordion, che ha il “gran gusto della classe” come il tuo?
MLR: Il mercato musicale italiano in realtà non è un mercato. La parola stessa mercato prevede uno scambio che, se pur esiste in puri termini merce-soldi, è totalmente assente per quanto concerne la scelta del materiale. Noi acquistiamo e ascoltiamo quello che più ci è familiare, ma quello che ascoltiamo è imposto e non scelto volontariamente. Ascolto molto la radio, ma soprattutto nelle ore notturne, in cui esiste un mercato e di gran classe. Fortunatamente la distribuzione online facilità la diffusione anche di altri generi e questo permette di veicolare prodotti artistici anche come i miei – sicuramente più di nicchia – con molta facilità. Personalmente posso dire di avere un riscontro positivo dal punto di vista delle vendite sul mercato italiano e anche durante i concerti ho riscontrato un consenso di pubblico unanime. Mi capita spesso di sentire a fine concerto: “non pensavo che con la fisarmonica si potesse fare anche questo!”.
La “musica è il mezzo attraverso il quale esprimere se stessi”. Come hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada?
MLR: In realtà ho intrapreso per caso il mestiere di musicista ed è stato come trovare “il letto migliore nel quale dormire”. Ti senti bene e appagato. Grazie alla musica ho questa sensazione di benessere che cura l’anima. Scoprire la musica è stato il passo che mi ha permesso di capire che l’arte delle sette note sarebbe diventata la mia strada umana ed emotiva.
Quando hai iniziato il tuo percorso da musicista ti sei discostato dai classici strumenti e hai preferito approfondire lo studio della fisarmonica. Come mai questa scelta particolare e, considerati i risultati, vincente?
MLR: Non sono un tipo abitudinario e per indole adoro la ricerca. La fisarmonica è stata una scoperta bellissima, nata per caso: piaceva a mia nonna materna. Quando mi sono reso conto che non è lo strumento che crea, ma chi suona lo strumento, tutto è stato fluido e naturale. Il fatto di suonare la fisarmonica, pur se all’inizio poteva essere anche motivo di derisione da parte dei miei coetanei, è stata sicuramente la mia particolarità. Non ho mai pensato di essere un fisarmonicista, ma semplicemente un amante della musica.
Domanda di routine per ogni musicista che passi dal mio blog. Una possibile soluzione per aprire il mercato discografico italiano a nuovi generi musicali?
MLR: E’ tutto un fattore di necessità. Se una cosa diventa necessaria sarà ricercata. Fino al momento in cui non si svilupperà il desiderio di ascolto – e non il semplice sentire – sarà difficile. Ma non impossibile. Basterebbe poter effettuare, attraverso i mass media, delle programmazioni musicali diversificate il più possibile. In questo modo sarebbe possibile scegliere veramente con coscienza e, soprattutto, senza nessun tipo di strumentalizzazione.
Se potessi dare un consiglio a un giovane musicista italiano, cosa gli suggeriresti per la sua formazione?
MLR: Quello che direi a un calciatore. Vuoi giocare? Bene, gioca dalla mattina alla sera. Vuoi suonare? Allora suona dalla mattina alla sera! A parte gli scherzi, sicuramente frequentare dei corsi in Conservatorio per avere una solida base di conoscenza accademica e, soprattutto, suonare insieme ad altri nelle situazioni e nei generi più diversi sono le soluzioni migliori per diventare un buon musicista. Tutti possono avere talento e gusto, ma per divenire un professionista si necessita di molta esperienza sul campo, possibilmente con l’ausilio di altri musicisti. Solo il sano confronto ci porta a crescere e a diventare ogni giorno persone migliori e un giorno, forse, anche artisti migliori.
Per essere sempre aggiornati sull’attività di Marco Lo Russo è possibile consultare il sito http://www.marcolorusso.com
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